Misurare la saturazione arteriosa e la frequenza cardiaca con un pulsossimetro . Questi due valori, lo ricordiamo, devono essere sempre tenuti sotto controllo da parte di coloro che soffrono di una malattia respiratoria o di una malattia cardiaca congenita.
La pulsossimetria è una procedura diagnostica non invasiva, che può essere effettuata comodamente da casa e che serve a misurare la saturazione arteriosa e la frequenza cardiaca. Essa si serve di un dispositivo sanitario fotoelettrico denominato pulsossimetro. Quest’ultimo, conosciuto anche con il nome di saturimetro o ossimetro, è un pratico strumento dotato di un sensore simile a una clip, che viene collocato generalmente sul dito o sul lobo dell’utilizzatore.
Per frequenza cardiaca (o polso) si intende il numero di battiti che il cuore compie in un minuto (bpm – battiti per minuto) per distribuire il sangue nei vasi. Essa aumenta o diminuisce in base alle esigenze del corpo di assorbire ossigeno. Quando si dorme, ad esempio, i bpm risultano essere inferiori rispetto a quando si cammina o si pratica movimento fisico. D’altra parte anche il mutamento dello stato d’animo può influire sulla frequenza cardiaca.
In un soggetto adulto sano la frequenza cardiaca è di circa 70 bpm nell’uomo e di circa 75 bpm nelle donne (questi valori sono da intendersi in assenza di sforzo fisico). Quando le pulsazioni del cuore scendono al di sotto dei valori minimi si parla di bradicardia, mentre si ha luogo la tachicardia qualora si verifichi un aumento di frequenza delle pulsazioni cardiache oltre i limiti massimi.
Monitorare la frequenza cardiaca consente di tenere sotto controllo la salute del muscolo cardiaco; un recente studio scientifico condotto in Australia e pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet ha addirittura dimostrato che si tratta di un indicatore fondamentale del rischio di infarto. Oltre a coloro che soffrono di aritmie cardiache, il monitoraggio dei bpm è anche molto utile per quelli che svolgono regolarmente attività atletiche. Si tratta, infatti, del valore più affidabile per stabilire che tipo di impatto produce una sessione di allenamento su un determinato soggetto. In tal modo sarà possibile individuare qual è la sua zona aerobica ottimale e controllare la risposta del corpo ai diversi livelli di sforzo.
La saturazione ossigeno è un indice ematico che specifica la percentuale di emoglobina satura di ossigeno rispetto alla quantità totale di emoglobina presente nel sangue. La quantità normale dovrebbe essere superiore al 95% (con valori ottimali intorno al 97-98%), ma può risultare inferiore qualora il soggetto sia affetto da una patologia respiratoria o da una malattia cardiaca ereditaria. La saturazione ossigeno è, pertanto, un parametro vitale che serve a individuare rapidamente gli stati di ipossiemia (anormale diminuzione dell’ossigeno contenuto nel sangue). La misurazione di questo valore è molto utile per valutare l’eventuale inadeguatezza della funzione polmonare soprattutto nel caso in cui ci si trovi in presenza di condizioni patologiche che causano fiato corto, stanchezza o respiro affannoso con So2 < 70% . Si pensi, ad esempio, all’asma bronchiale, all’edema polmonare acuto, al tumore ai polmoni, alle lesioni toraciche, ecc. Per taluni medici, inoltre, la pulsossimetria può servire anche nello screening dei pazienti affetti dalla sindrome dell’apnea notturna.
La pulsosimmetria risulta invece poco utile ai soggetti anemici, in quanto i loro livelli di emoglobina sono eccessivamente bassi e non garantiscono, di conseguenza, il corretto funzionamento del saturimetro.
Come funziona il pulssosimetro
Il plussossimetro, dispositivo medico inventato negli anni ’30 dello scorso secolo, è dotato di una sonda costituita da 2 elementi:
1 – da un lato sono presenti 2 diodi (elementi di circuito bipolo) che emettono fasci di luce con differente lunghezza d’onda
2 – dall’altro un dispositivo foto detector
I fasci di luce emessi dai diodi della sonda attraversano la pelle e il sistema circolatorio del soggetto fino ad arrivare ad una fotocellula. Paragonando la quantità di luce iniziale e quella finale, il dispositivo medico fotoelettrico è in grado di rilevare con esattezza il livello di saturazione dell’ossigeno nel sangue. Il calcolo effettuato si basa su formule fisiche piuttosto complesse, poiché l’emoglobina ricca di ossigeno è in grado di assorbire la luce a precise lunghezze d’onda.
5 buone ragioni per misurare la saturazione arteriosa e la frequenza cardiaca con un pulsossimetro
1 – consente di verificare in pochi secondi se la percentuale di saturazione di ossigeno nel sangue è superiore al 95% (valore normale) e se sono presenti aritmie cardiache;
2 – non si tratta di una pratica invasiva
3 – è un dispositivo sanitario affidabile e facile da utilizzare
4 – è uno strumento economico
5 – è particolarmente adatto agli atleti, a coloro che sono affetti da patologie respiratorie e a coloro che soffrono di patologie cardiache
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